Che bella serie Star Trek. Nata nel 1966, tre anni dopo del brittanico Dottore Chi, è il tipico esempio che si trova sui dizionari come esempio per l'aggettivo "sgangherato", estremamente azzeccato considerando che il suo successo fu prettamente postumo, il primo film era talmente campato in aria che mentre lo giravano a tratti non avevano idea di quali scene filmare né tantomeno di quale fosse il finale (il che tra l'altro ne spiega la lentezza abberrante) e l'oggetto di scena più verosimile era la scodella con cui facevano la piega a Spock. Tuttavia, nonostante i mille problemi, abbiamo avuto molte altre serie dopo quella classica come Enterprise, probabilmente la migliore in quanto a trama degli episodi, The Next Generation, in cui facevano di tutto per risultare interessanti ma l'unica sottotrama che mi appassionava era il rapporto tra Data e il suo gatto, Voyager, in cui hanno dato dei piedini all'Enterprise per atterrare sui pianeti e Robert Picardo, nei panni di un medico olografico, nella sua immensità spesso trova il modo di salvare l'episodio dal baratro della noia, e Deep Space Nine, che non aveva senso e continua a non averne e serviva solo a dare un po' di spazio ai comprimari di The Next Generation anche se non interessava a nessuno. Ci sono state anche serie animate, fumetti (i più recenti pubblicati da IDW), come già detto, film, videogiochi (uno mostrato proprio all'E3 di quest'anno) e una fiorente industria di orecchie da vulcaniano.
Roba vintage a parte, recentemente ci siamo beccati anche la serie di film reboot/alternate universe/paradosso temporale diretti da J. J. Abrams il quale ha fatto del suo meglio per non dare ai primi due film una trama decente. In breve, nel primo film abbiamo questo romulano cattivo apparso su uno dei tanti fumetti anni fa che causa un paradosso temporale e cancella tutto ciò che si è visto dal '66 ad oggi tranne Leonard Nimoy mentre nel secondo film, col sottotitolo Into Darkness, c'è ancora Nimoy e in più c'è Khan interpretato da Benedict Cumberbatch ma sfortunatamente il fanservice non mi ha intrattenuto e ho rischiato di addormentarmi ogni volta che lo inquadravano. Tutto questo era poi accompagnato da una serie di occhiolini di J. J. ai fan della saga, a tratti anche piuttosto fastidiosi.
Con queste premesse ed essendo stata ricordata dell'imminente uscita (il che denota il mio livello d'interesse al tempo), un mese fa ormai, sono andata a vedere Star Trek Beyond e apparentemente, J. J. ha visto la luce o forse l'ho vista io decidendo di andare al cinema a vedere qualcosa di diverso dal solito cinecomic Marvel, di cui potrei avere abbastanza, e Mysoginistbusters 2016 perché posso vantare un'ottima salute intestinale.
Il film non è certamente un capolavoro, la trama in sé è un po' confusa e spiegata molto sbrigativamente. Ad esempio, il cattivo è un tizio che vuole rimontare un'antica arma per distruggere una stazione spaziale della Federazione perché apparentemente è contro l'unione dei pianeti, la pace e la tolleranza, tuttavia non ti spiegano davvero perché. Per fare ciò, decide di fare a pezzi l'Enterprise e un attimo prima che esploda si ricorda del motivo per cui ha fatto fermare la nave e sale a bordo a cercare un manufatto, che era stato dato a Kirk da consegnare ai cugini nani di Zull, e casualmente in mezzo alle macerie non lo trova perciò si limita a portarsi via l'intero equipaggio di comparse più Sulu e Uhura che essendo del cast principale, godono dell'invulnerabilità a prescindere dal colore della divisa e non rischiano di morire comunque, mentre Kirk, Spock, Bones, Scotty, il suo amico Senso di Nano e Checkov naufragano sul pianeta i quali, con l'aiuto di un'aliena fuggita dal campo di lavoro del cattivo anni prima, restaurano una vecchia nave della Federazione che neanche un programma di Dmax e liberano l'equipaggio teletrasportandolo a bordo mentre Kirk distrae le guardie sgommando su una moto vintage che avevano trovato nella sala mensa della nave. Per quanto questa scena sia solo un pretesto per mettere Kirk su una moto l'ho apprezzata molto perché neanche Capitan America che è vintage di per sé avrebbe potuto fare una figura migliore.
Un altro aspetto notevole è la totale mancanza di siparietti comici totalmente fuori luogo, fiorenti nell'ultimo Star Wars e nei film Marvel, che spezzano il ritmo del film. Certo, ci sono i classici momenti tra Spock e Bones come nella serie originale ma non sono affatto fastidiosi e nonostante la loro presenza lo spettatore non ha voglia di andare in bagno e tornare quando hanno finito.
Un altro aspetto positivo è il calo drastico del livello di occhiolini di J. J. che deve aver realizzato quanto siano segno di voler coprire disperatamente una trama pessima e ha praticamente rinunciato ad essi -forse sono io a leggere un po' troppo fra le righe ma l'unico che ho notato è all'inizio quando Kirk torna a bordo con la divisa strappata e si lamenta della frequenza con cui gli succede, un possibile riferimento alla serie originale in cui Kirk faceva a pezzi una maglia ogni volta che scendeva su un pianeta. Naturalmente, non poteva mancare il tributo a Nemoy e in particolare il discorso del nuovo Spock che vuole essere come lui, discorso fatto da Spock e da Zachary Quinto in stile ultime parole dell'undicesimo Dottore/Matt Smith, un metodo che ritengo di classe perché permette di far parlare entrambi senza scadere in monologhi banali o dediche nei titoli di coda.
In conclusione, Star Trek Beyond è migliore dei suoi due predecessori ed è ciò che ci si dovrebbe aspettare da un film di Star Trek modernizzato ed è facilmente guardabile anche da chi non ha avuto la sfortuna di vedere i prequel in quanto non sono strettamente necessari per capire la trama.
Bene, ora che mi sono tolta la recensione del primo film decente che ho visto dopo mesi, posso prepararmi a disquisire su un'altra bellezza dell'Internet. Preparo il sale.
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