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Pet Semetary - recensione

Quale modo migliore di attirare la mia attenzione su un libro di una bella canzone dei Ramones?
Dopo anni che ascolto questa canzone finalmente ho messo le mani sull'edizione più economica e stracciona che potessi trovare in Feltrinelli di Pet Semetary e finalmente so chi era quel Victor che se la ghignava mentre gli scheletri danzavano e anche tutto il resto.

Parlando con svariate persone, che probabilmente non hanno mai letto un libro di Stephen King, mi ero fatta quest'idea che il libro sarebbe stato una serie di morti ed eventi scabrosi *inserire gag su GoT qui* e per questo credevo che intorno a metà libro avrei intuito cosa sarebbe successo, ma fortunatamente non è stato così. In altre parole, non avevo capito fino a che punto il sovrannaturale sarebbe stato preso sul serio.
Si potrebbe contestare che la trama procede piuttosto lentamente, considerando che solo nell'ultima parte iniziano davvero a cadere le teste, ma in realtà la narrazione procede a passi lunghi e ben distesi verso l'epilogo delle vite dei personaggi. Ci viene dato tutto il tempo di apprezzare la calma dic quel pacifico paese nel mezzo del Maine, di familiarizzare con il protagonista Louis, la sua paranoica moglie Rachel, i loro figli e i Crandall e quando bene ci siamo convinti che si tratta di un contesto tutto sommato amichevole e abbiamo preso una posizione rispetto alle palle del gatto di casa, una successione di eventi sconvolge tutto quanto.

Sarebbe più facile se potessi parlare dei colpi di scena.

Ovviamente il libro non è per i primi due terzi rose e coniglietti di cioccolato e nella terza parte impazziscono tutti. Ci viene ricordato più volte con vari eventi che questa situazione di calma è estremamente fragile, come dimostra il destino dello scetticismo da parte di Louis, un medico e quindi un uomo di scienza, verso alcuni eventi inspiegabili, sentimento che avrà vita breve.
Parlando di personaggi, Louis è certamente uno di quei protagonisti che in pochi sanno creare. È cinico al punto giusto e riflette su ciò che ha fatto e ciò che vuole fare senza diventare melenso. È stato piuttosto piacevole leggere delle sue peripezie quotidiane e dei vari momenti mysteriosi, preludio di ciò che sarebbe stato il finale. Da un punto di vista narrativo, Louis è il personaggio ideale su cui scaricare tutte le disgrazie possibili, niente di grave è solo una regola non scritta degli scrittori rendere la vita dei personaggi simpatici e carismatici un inferno, anzi, è un gesto d'affetto nei loro confronti.
Fatte le considerazioni più professionali è il momento di passare ad alcune osservazioni più di servizio.
Mi è piaciuto molto il fatto che la storia sia ambientata in campagna perché l'essere in mezzo al nulla potrebbe risultare rilassante o frustrante nella vita reale ma qui è un altro fattore di crudeltà verso i personaggi, non solo perché una rapida chiamata ad una certa caserma a New York avrebbe risolto più di un problema, ma anche per il fatto che in un certo senso il trovarsi in mezzo al nulla corrisponde ad un altro modo per imprigionare i personaggi in attesa che si scateni l'inferno.
E devo ammettere di non essermi mai resa conto di quanto fossero in realtà inquietanti le campagne americane, Signora in Giallo a parte.

Era da parecchio tempo che non mi capitava un buon libro di narrativa. Si tratta certamente di un bel salto di qualità da quei tomi fantasy di 500 pagine cadauno che alla fine ti facevano piangere per il tempo che avevi sprecato a leggerli.
Maledetto Ciclo dell'eredità.

Ora torno ad ascoltare i Ramones.

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